mercoledì 14 maggio 2014

[racconti brevi] - Oggi come sempre (Loriana Lucciarini)



Oggi come sempre

Sbuffo attaccandomi insistentemente al clacson della mia auto. Quello stupido che mi sta davanti non sa proprio decidere se fare manovra o proseguire, ed io se continuo ad aspettare che si muova arriverò a casa il prossimo anno.
Guardo impaziente l’orologio e comincio a tamburellare nervosamente sopra il cruscotto.
Come se non bastasse trovo anche tutti i semafori rossi.
Oggi è proprio una giornata da buttare e far sparire dalla faccia della terra!
Riesco ad arrivare a casa dopo acrobatiche manovre e sbatto la porta di casa scocciata. Butto sul divano bianco latte la borsetta e la giacca e spulcio la posta, come al solito nulla, sempre e solo pubblicità o conti da pagare.
Mi tuffo velocemente in un bagno caldo, piccolo trucco che adotto quotidianamente: un bagno caldo riesce sempre a farmi acquistare un po’ di calma, prima che il mio umore inevitabilmente volga alla cupezza, cosa che accade ormai puntuale quando cala la notte.
Mi faccio un bicchiere di latte e accendo la tv.
Dopo aver visto uno spettacolo mediocre, proprio come il mio stato d’animo e la mia giornata, me ne vado a dormire. Abbastanza stufa del giorno e molto inquieta per la notte.

Eccola la mia vita è tutta qui.
Dovrei dire che sono una donna fortunata perché faccio un lavoro interessante, ho un appartamento tutto mio e sono libera. Ma forse dovrei anche aggiungere che sono felice e non sarebbe la verità, io non sono felice. Il perché non è chiaro, forse sono un’eterna insoddisfatta. E dire ci sarebbero tante ragazzine che aspirerebbero al mio posto di modella. Un bel lavoro, fashion, glamour, set fotografici in giro per il mondo, interviste, sfilate, bella gente, party. Ma tutta questa è davvero felicità? Potrebbe esserlo per altri, ma non riesce ad esserlo per me.

Eppure in passato son stata felice. Conosco e ricordo in modo vivido e puntuale la sensazione di esaltata serenità, di assoluta completezza e armonia tra me e il mondo che mi circondava. Sono tutte emozioni relegate ai primi anni della mia infanzia, ricordi di me bambina. Di una me forse meno perfetta ma più vera; forse la sola vera me. Quando chiudo gli occhi e cerco di immaginare la parola “felicità”, brevi flash emergono dal passato e hanno una forza potente e luminosa. Non sono sbiaditi dal tempo ma, anzi, hanno più colore di quello che vedo oggi. Io e il mio cane Jimmy, a correre a perdifiato nel prato; le mie gambe bagnate dalla rugiada della mattina mentre dalla terra sale il profumo dell’erba; un profumo che non ho mai dimenticato e che ritorna preciso e perfetto come allora ad emerger dalla memoria. Io e il mio papà seduti sulla panchina fuori casa, lui a fumar la sigaretta e io con il naso all’insù a cercar stelle che non trovavo mai ma che trovava lui per me. Il mio papà a indicarle con il dito della sua grande mano da contadino, e io che in quelle sere, al buio fuori il portico di casa e nel silenzio interrotto solo dalla musica dei grilli, ho sempre pensato che il mondo fosse bellissimo e perfetto, come le luci che dal cielo splendevano sopra la mia testa. Mia sorella ed io, ancora bimbette con la cartella in spalla in attesa della corriera, a quella fermata di mattina presto con l’aria ancora frizzante che la notte lascia per scia, l’odore della terra ancora addormentata sotto il manto di stelle che lentamente si dileguano nel bagliore dell’aurora. La mia mamma che cantava allegra mentre rassettava la casa ed io che sbirciavo dentro il forno per vedere quanto cresceva il ciambellone. La nonna, donna anziana e rugosa, che profumava di sapone e regalava caramelle a tutti come fosse la fata dei dolci.
Profumi, odori, colori del passato che sento ancora tutti, ancora oggi, ma oggi tutto questo non c’è più ed io non lo ritrovo da nessuna parte, anche se viaggio molto, anche se vedo bella gente, anche se vivo nel mondo glam di moda luci e paillettes.

Ma è la vita che non dispensa più attimi sereni o sono io che sono cambiata, dentro, per non essere più capace di essere felice? Che fine ha fatto la bambina che ero, dalle ginocchia sbucciate e dai calzoni corti? Dov’è l’adolescente che guardava con stupore ed orgoglio il proprio corpo cambiare e diventar meraviglioso? Dove ritrovo la me che sono ora nel ricordo di quella ragazza spersa, arrivata forse troppo giovane nella grande Milano della moda, catapultata in un mondo troppo bello e troppo diverso dal suo, eppure così magico e affascinante? Quando mi sono trasformata in una donna bellissima e glaciale, scontenta e indifferente? C’è stato un momento in cui tutto è cambiato o mi sono semplicemente fatta cambiare senza accorgermene?
La notte è troppo lunga quando si hanno risposte da cercare, ma son diventata brava a traghettarmi al giorno dopo, anestetizzando l’anima. Ad acquietare i miei demoni e condurmi al sonno ci pensano i tranquillanti, almeno per qualche ora.

Ecco, oggi è un altro lungo interminabile e insopportabile giorno. Ci saranno le prove per una nuova sfilata, i consigli della coreografa, l’incontro con il truccatore, la parrucchiera e anche la palestra…
Vorrei cambiar vita, ma è così difficile. E’ un salto nel vuoto che non sono pronta a compiere. Neanche se forse dall’altra parte troverei l’altra me, quella felice. Così scivolo in un nuovo vestito e, ingoiando un caffellatte, annego i miei pensieri.
Continuerò a vivere questa vita, oggi come sempre, perché sono una vigliacca, una donna persa che non è capace a ritrovarsi e ricominciare da capo. Una donna che non ha il coraggio di voler cambiare perché volere è già un atto di coraggio e, forse, basterebbe solo questo, il coraggio, per iniziare già a cambiar tutto.
Una donna che vive in bianco e nero, non perché sia trendy, ma perché non riesce più a trovar colori e questa non è una scelta ma una sconfitta. Così continuo a naufragare sospinta dalla corrente del lasciarmi vivere. Così, oggi come sempre…

©Loriana Lucciarini

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