martedì 25 novembre 2014

[eventi] - 25 novembre giornata mondiale contro la violenza sulle donne

25 novembre: un'ora di silenzio in tutto il mondo a supporto della violenza sulle donne
 
 
 
Partecipate in tanti! 
 
Questa pagina facebook e il blog di "4writers.4blog" aderisce: quindi oggi, dalle 20 alle 21 ci asterremo da pubblicare post per realizzare questo silenzio mondiale in contemporanea.... 
 
 

lunedì 3 novembre 2014

[racconti brevi] - Cose dell'altro mondo! (di Monica Coppola)



Le sette e quindici, annunciate da una mitragliata molesta di bip digitali.
Le dita di Chiara riemergono pigre dalla trapunta, risalgono il cuscino e atterrano decise sul pulsante infernale, nel tentativo di far tacere la sveglia.
Almeno fino alle sette e venticinque, quando le toccherà sciacquare via i sogni, bere al volo un caffè, indossare una maschera di cortesia e correre spedita al centro commerciale, in quel covo selvaggio di lamentele, che tutti si ostinano a chiamare “Box informazioni”.
Infila la divisa anonima e noiosa, camicia beige in polipropilene e longuette blu che le stringe troppo i fianchi, raccoglie i capelli attorno ad un fermaglio “made in china”, agguanta la borsa e pigia decisa il pulsante dell’ascensore.
Il piccolo ovale di plastica però non dà segni di vita. Aggrotta le sopracciglia, arriccia il naso, fa una linguaccia ma niente… l’ascensore non arriva.
Sette e quaranta. Chiara osserva l’incedere incalzante delle lancette colorate sul quadrante dello Swatch, maledice quel condominio in cui non funziona mai niente, mette il broncio e si rassegna a fare sei piani a piedi.
Quinto piano. Ci abitano quegli spigolosi e spocchiosi dei Santini, che lei ha soprannominato i Bizochi. Santificano ogni festa comandata, sono in prima fila alle processioni patronali, e di sicuro non mangiano le bistecche il venerdì ma, non appena lei accende la Wii, ecco che si precipitano a suonarle il campanello e in modo ben poco religioso, la invitano ad interrompere il suo unico momento fitness della giornata. È solo colpa loro se poi la gonna le stringe sui fianchi. Chiara non li sopporta, anche perché, a dimostrazione della loro assoluta tolleranza verso il prossimo, sotto lo spioncino hanno attaccato un adesivo rettangolare fosforescente con la scritta:“Per i testimoni di Geova: non bussate siamo cattolici”.
Ed è stato subito chiaro che si trattasse di un messaggio rivolto alla povera Signora Rosetta che dal quarto piano ogni domenica mattina saliva in su e in giù, gradino dopo gradino, per consegnare ad ogni inquilino un vassoio di strufoli al forno e un opuscoletto sulla fine del mondo, infischiandosene degli adesivi intimidatori.
Sembrava un’inossidabile predicatrice e invece la scorsa settimana si è accasciata alla fermata Metro del Lingotto mentre distribuiva tirature illimitate di giornaletti con la scritta “Svegliatevi!” a sonnolenti e sbadiglianti pendolari.
E ora Chiara osserva la sua dieffenbachia tutta spelacchiata e con le foglie all’ingiù, e pensa che la poveretta avrebbe bisogno di sangue come la sua pianta di acqua, ma la questione è molto delicata e se non si sbroglia in fretta c’è il rischio che appassiscano entrambe…
Due file di gradini ed eccola sbucare al terzo piano: quello della superfamiglia Poffi.
Madre, padre e quattro figli, in età scolare assortita e un beagle che sonnecchia perennemente sul loro zerbino. Ogni volta che li incontra Chiara pensa che sono la famiglia perfetta.
Intanto perché Supermamma e Superpapà si tengono perennemente per mano, si chiamano sempre “amò” e hanno salvato sui reciproci Smartphone lo stesso tenero nomignolo. E poi, dettaglio non trascurabile, possiedono la collezione aggiornatissima di tutti i dvd della Wii che le prestano sempre con gentilezza, anche perché costano un botto e lei, con la miseria che prende come addetta box informazioni, col cavolo che se li potrebbe permettere.
Da qualche giorno incontra spesso la Supermamma in ascensore, sorridente e rilassata, forse perché marito e prole sono al campo avventura delle Giovani Marmotte e lei tira un po’ il fiato povera donna…
Mentre dal terzo piano scende al secondo, imprecando per le decolleté con la punta stretta che l’ignobile Direttore ha imposto tassativamente nel dress code, si accorge del perché l’ascensore non ha risposto al suo richiamo. La cabina sembra bloccata.
«Tutto bene? C’è qualcuno?» chiede bussando alla porta che si intravede per metà, senza ottenere nessuna risposta.
Chiara prosegue la discesa attraversando a razzo il secondo piano per non finire tra le grinfie dell’ex colonnello Giulio Tolmini, un gagliardo ottantenne che, tutte le volte che la incrocia, la aggiorna con dovizia di particolari sui suoi ultimi check up clinici, maledice i ticket sanitari, che ormai hanno costi iperbolici, e conclude sempre invitandola a mangiare i tortellini in brodo col dado del giorno prima, perché oltre ad essere ipocondriaco è pure tirchio.
Sette e cinquanta. Saltando i gradini quasi in coppia Chiara atterra al primo piano e quasi inciampa sullo zerbino lustro lustro della Signora Precisetti il cui uscio socchiuso diffonde già un profumo di ragù e il frastuono dell’aspirapolvere passata a manetta. Come sempre non si accorge di niente, perché è troppo indaffarata tra acari e soffritti.
Finalmente Chiara arriva al pian terreno dove la coppia di custodi storici, Renzo e Maria, si aggira con aria concitata attorno all’ascensore.
La Signora Maria trotterella avanti e indietro, farfuglia frasi a metà e, ogni tre passi, strattona il povero Renzo che a sua volta cerca di comunicare sia con l’inquilino X chiuso nella cabina dell’ascensore, sia con il clone furioso di Superpapà, alias signor Poffi, di solito mansueto come il loro beagle ma che oggi continua a sbattere i pugni contro l’ascensore, paonazzo e collerico.
«Che succede?» domanda Chiara all’inquieta Signora Maria. Lei sospira, si trincera nell’usuale riservatezza da portinaia e poi alza gli occhi al cielo, ripetutamente, senza proferire una parola.
Chiara vorrebbe saperne di più ma sono già le sette e cinquanta e deve correre all’ipermercato. Se ritarda anche solo di un minuto quel viscido del Direttore le scala un quarto d’ora.
Si lascia le disavventure del condominio alle spalle, accelera il passo, rimaledice le scarpe che ora le hanno fatto spuntare una vescica sull’alluce, raggiunge trafelata il centro commerciale e striscia il badge alle otto in punto.
«Fai con calma Chiara, oggi si fa festa.» l’accoglie la collega tutta pimpante.
«Che succede?» domanda per la seconda volta nella mattina.
«Succede che hanno silurato quello stronzo del Direttore» puntualizza l’altra con allegra soddisfazione, impilando i dépliant con le offerte del giorno.
«Davvero? E come mai?»
«Pensa che l’hanno beccato mentre trafugava dvd della Wii! Che figura!» continua ridacchiando e ritirando una scheda completa di bollini.
«I dvd della Wii? Ma… che se ne faceva?»
«Eh… li regalava alla sua amante. Una tipa con un sacco di figli che abita dalle tue parti…», si intromette una collega più anziana consegnando al cliente della scheda un tris di padelle antiaderenti, «Sembra se la spassassero in ascensore… cose dell’altro mondo!»

(©Monica Coppola)





[ritratti] - Rea Silvia (di Silvia Devitofrancesco)


Diario impossibile: scrive Rea Silvia

Quanta polvere cade su di me. Non riesco più a respirare, mi sento oppressa e la luce, pian piano, diventa sempre più lontana. Sto andando incontro alla morte, la sto abbracciando come una mamma abbraccia il suo bambino e le sto correndo incontro come una figlia corre dalla sua mamma. È orribile guardare la morte. Diventi pienamente cosciente che hai le ore, i minuti e i secondi contati, non puoi fare niente, sei inerme. Mi stanno seppellendo viva perché è questa la pena che devo scontare per la mia colpa. Quale colpa? L’aver amato! Una vestale non può amare; una vestale deve conservarsi vergine; una vestale non può essere come tutte le altre donne. Non l’ho scelto io questo destino credule, mi è stato imposto e io ho deciso di ribellarmi a modo mio.

Un giorno il dio Marte si invaghì di me. Ero riuscita a sedurre un dio, mica cosa da niente! Decisi di amarlo, ma il destino aveva deciso di rendere tutto più complicato, tutto troppo complicato…

Rimasi incinta e non potetti fingere che nulla fosse accaduto. Diedi alla luce due meravigliosi bambini…già erano gemelli. Loro però sono vivi:affidati alle cure amorevoli del Tevere e abbandonati al loro destino, che spero sia di gloria.

Non è giusto che l’amore debba essere punito. A mio modo il dio Marte l’ho amato. Lui mi ha sedotta e io, che non avevo mai conosciuto intimamente un uomo, mi sono abbandonata totalmente a lui, sperimentando sensazioni ed emozioni che non conoscevo. Mani che si intrecciano, corpi che, pian piano, si rivelano e si scoprono, occhi che si guardano, dritti, taglienti, occhi che vorrebbero pronunciare mille parole diverse, ma, che, si arrendono al momento, alla situazione… bocche che hanno desiderio di sfamarsi, che non riescono a staccarsi e poi… il miracolo della vita! Un evento straordinario che ti cambia e che, nel mio caso, cambierà per sempre il corso della storia umana. Quanto a me, devo solamente accettare la mia condanna, non posso opporre resistenza. Ho sbagliato ed è giusto che io paghi. Il prezzo che sto pagando è con la mia vita.

Eccomi, morte, sono tua sorella, sono qui, prendimi. Anzi, prendimi subito, non resisto più con tutta questa polvere. Ormai è in me, è entrata nei miei polmoni, in ogni piccola cellula di me. Siamo nati dalla polvere e alla polvere ritorneremo, ecco io lo sto sperimentando direttamente, nel vero senso della parola.

Lo spiraglio di luce che intravedevo e che mi dava ancora un briciolo di speranza e di illusione di vita, non c’è più. Ora è tutto nero e il peso della polvere aumenta sempre più.

Rea Silvia se ne va e lascia il suo ricordo al mondo e nei libri di storia. Grazie a me, al mio amore e al mio sacrificio ha origine la splendida civiltà di Roma. Rendetemi grazie…


(©Silvia Devitofrancesco)

[poesie] - Mattino di una giornata qualunque (di Arianna Berna)




Mattino di una giornata qualunque


Suona la sveglia,

uno, due e tre volte,

il silenzio finalmente rimbomba nell'aria.

Dovrei alzarmi, ma non lo faccio,

oggi resto a letto,

oggi, è il primo giorno che dedico a me. 


(©Arianna Berna)